Tim: special welfare, chi ci guadagna davvero?

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Dal 16 luglio i lavoratori del Gruppo TIM possono scegliere come utilizzare i 120 €, previsti dall'Accordo di programma per il rinnovo del CCNL TLC del 23 novembre 2017 e dal Verbale di Esame Congiunto del 5 luglio 2018, in BUONI DETASSATI E DECONTRIBUITI (Buoni acquisto presso esercizi convenzionati, Voucher per servizi e come contributo volontario sul proprio fondo di previdenza).


Cosa vuol dire per il lavoratore convertire i 120 € in buoni e servizi :
Non versare l’imposta del 10% rinunciando alla quota parte dei contributi previsti per il suo fondo pensione Inps.


Che una parte dei servizi offerti sono oggi fiscalmente detraibili (19%) dal 730, ma solo se pagati direttamente dal lavoratore (se si utilizzano i buoni per servizi che sono detraibili di fatto si azzera ogni vantaggio perché si perdono quelle detrazioni fiscali).


Cosa vuol dire per l’Azienda convertire i 120 € in buoni e servizi :
Offrire ai lavoratori Buoni e Servizi a fronte dei corposi risparmi contributivi in cambio di reali aumenti salariali.


È bene ricordare che quando si parla di welfare aziendale, spesso senza specificare e chiarire bene di che cosa di tratta, ci si riferisce all'erogazione di servizi ritenuti essenziali, o, comunque, importanti, solitamente garantiti, almeno per il momento nel nostro Paese, da parte dello Stato.


Prime tra tutti la previdenza, cioè le pensioni, e la sanità, ma anche l'assistenza agli anziani e l'educazione prescolastica, come gli asili, inclusi i cosiddetti ammortizzatori sociali per i rischi derivanti dall’assenza di reddito in caso di malattia, maternità, infortunio, invalidità, disoccupazione, comunemente chiamato “stato sociale”, welfare state in inglese.


Con l'accettazione del welfare aziendale dei 120 € per la prima volta non si acquisiscono aumenti contrattuali da poter spendere come si vuole o risparmiare, anzi con questo escamotage tra buoni e assorbimenti dei superminimi si realizza il blocco dei salari, mentre TIM ottiene vantaggi fiscali, lo Stato meno entrate e la privatizzazione dei servizi.


Mentre la propaganda dei sindacati firmatari e dell’azienda vuole trasmettere l'idea del “buon padrone”, si estende il welfare privato sulla base delle particolarità dell'azienda e sulla tipologia dei dipendenti, con l’obbiettivo di distrugge il welfare sociale, oltre quello di aumentare la produttività.


Non è quindi un caso che il welfare aziendale sia ormai il protagonista del prossimo rinnovo contrattuale, con il risultato che le uniche miserevoli concessioni economiche future, riguardano questo tipo di welfare, escludendo qualsiasi aumento di salario reale.


Dobbiamo opporci con tutte le forze a questo modello di rinnovo contrattuale.
Il welfare aziendale demolisce lo “stato sociale” e, per questo, va ricusato!



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