RSU Flash Fiber e Organizzazione USB NON È UN AUTOBUS

Roma -

Roma, 26 luglio 2017

 

Vale sempre la pena ripetere il profondo significato che per USB ha il legame tra una RSU eletta nelle liste USB e l’Organizzazione.

USB non è una caserma, nella quale gli ordini vengono impartiti dall’alto e si propagano verso il basso fino ai soldati semplici. USB non ha un “alto” e un “basso”, è un organismo collettivo che distingue ruoli e responsabilità accomunati da una base di valori, idee, linee politiche e comportamenti organizzativi assunti collettivamente, dopo passaggi democratici condivisi nei quali tutti gli iscritti hanno la possibilità di intervenire.

USB però fa della coerenza politica tra quello che si dice e quello che si fa il suo tratto distintivo e imprescindibile.

Le RSU elette nelle liste USB diventano i rami dell’organizzazione nei luoghi di lavoro e hanno il dovere di mettere in pratica quella coerenza tra teoria e prassi che è lo scopo principale per il quale tutta l’organizzazione si è spesa per farli eleggere.

È sulla base di queste premesse che con questo comunicato vogliamo stigmatizzare il comportamento di due delle RSU elette per la lista USB in Flash Fiber che, dopo le elezioni vinte solo grazie allo sforzo collettivo di decine di militanti USB, hanno pensato bene di diventare “liberi professionisti”, senza alcun vincolo con l’organizzazione e in spregio alle linee politiche condivise.

In particolare la settimana scorsa si è tenuta un’assemblea in Flash Fiber per illustrare la proposta aziendale sul Premio di Risultato.

In un clima di scontro durissimo con l’azienda che ha disdetto il contratto, imposto un regolamento che aumenta il controllo superando in peggio il jobs act, USB ha espresso una linea chiara, condivisa e nota a tutte le RSU USB delle Telecomunicazioni su questo accordo-farsa. L’accordo sul PDR, oltre a essere basato su parametri irragionevoli che rendono un miraggio l’aumento di salario atteso da anni, è per noi un’intollerabile imposizione del coordinamento della sola azienda TIM a tutte le altre aziende del gruppo, privando le RSU elette in queste aziende della loro titolarità a trattare condizioni più adeguate alle dimensioni e alle realtà di ciascuna azienda.

Non c'è quindi nessuno spazio  per una firma sul PDR, a meno di voltare le spalle ai colleghi e ai lavoratori che per mesi hanno lottato per un salario adeguato e contro il jobs act nel contratto.

La posizione di USB è stata sostenuta con fermezza da una delle tre RSU elette, che resta in USB con la stessa coerenza e competenza di sempre e a cui va tutto il sostegno dei delegati delle telecomunicazioni e di USB lavoro privato, sia Nazionale che della Federazione di Roma.

Le altre due RSU di Flash Fiber invece hanno completamente ignorato questo orientamento, né lo hanno discusso nell'incontro preparatorio che ha preceduto l'assemblea, nella quale in maniera per noi inaspettata hanno deciso di sostenere la firma del PDR.

A nostro avviso è un grave errore favorire tra i colleghi l'illusione che questa firma porterà al meritato aumento di salario.

Come USB ci dispiace costatare che è venuto meno il legame di valori e pratiche che unisce la nostra Organizzazione Sindacale alle due RSU che intendono sottoscrivere il PDR, dai quali ci aspettiamo coerenza e onestà intellettuale rimettendo il mandato di RSU oltre alle dimissioni da USB già pervenute.

Mentre denunciamo la scandalosa e immorale liquidazione elargita all'AD Flavio Cattaneo, ribadiamo alla direzione TIM e alla sua consociata Flash Fiber che i soldi ci sono e devono tornare a chi lavora !!!

 

 

Teoria e prassi: la coerenza è la nostra forza!