Telecom Italia….. verso la svendita a Vivendi?

Roma -

Roma, 30 novembre 2015

L’assemblea degli azionisti di Telecom del 15 dicembre prossimo si troverà di fronte alla richiesta di Vivendi, colosso multimediale francese, di integrare il CdA di Telecom Italia con tre nuovi componenti di sua nomina. L’ingresso di tre personalità con compiti esecutivi nel consiglio di amministrazione si aggiunge all’altro componente di nomina Vivendi, già presente nel consiglio di sorveglianza di Telecom.

Il patron di Vivendi, Vincent Bollorè, forte del suo 20,1% spinge per l'ingresso di quattro nuovi consiglieri di propria nomina allo scopo di modificare a suo vantaggio gli equilibri nel Consiglio di Amministrazione Telecom, senza dover lanciare un’offerta pubblica d’acquisto (OPA).

Rimane forte la preoccupazione rispetto alle reali intenzioni e obiettivi di Vivendi, considerato che secondo alcuni rumors, dietro l’ingresso di Vivendi in Telecom Italia, si celi il gruppo Orange il cui principale azionista è lo Stato francese.

Da tempo l’USB denuncia come la scelta di privatizzare Telecom si stia risolvendo in una svendita della principale azienda di Telecomunicazioni italiana, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e un patrimonio industriale e infrastrutturale del paese. Lentamente diviene più chiaro quale sia il piano del governo Renzi trincerato dietro un surreale silenzio, da un lato lascia fare e disfare, dall’altro stando alle sue ultime dichiarazioni, spinge forte sulla possibile nascita della società mista Metroweb-Enel che dovrebbe gestire il business della ultra -banda larga.

Si profila così il futuro delle TLC in Italia, con Telecom lasciata nelle mani di Vivendi Orange, mentre la banda larga sarà gestita dal nuovo soggetto a controllo semi-pubblico (Metroweb- Enel) che in attesa di una sua ulteriore privatizzazione ribalterà i costi iniziali d’installazione e avvio della rete sulla fiscalità generale.

In Europa si è aperta una grande sfida tra le maggiori multinazionali delle telecomunicazioni, settore che per quanto sia in difficoltà è sempre più strategico, per l’importanza che rivestono le TLC nella circolazione di merci, nelle transazioni finanziarie, nei media, nell’industria e nel comparto di sicurezza e controllo. Le multinazionali in competizione si scontrano sulla convergenza della rete telefonica e i contenuti multimediali. Per rendersi competitive le aziende tagliano sui costi che si traduce in tagli di posti di lavoro “garantiti” crescita dell’occupazione flessibile e abbattimento dei salari.

Il fronte dei sindacati complici di CISL-UIL-UGL, con l’accordo sul CdS del 27/10/2015, ha dimostrato di assoggettarsi ben volentieri ai processi di ristrutturazione promossi da Telecom, mentre la CGIL finge di fatto un’opposizione cloroformizzata anche alla luce di quanto fatto e sottoscritto negli ultimi 15 anni.

Alla luce del fallimentare processo di privatizzazione occorre pensare ad un processo di ri-nazionalizzare di Telecom Italia, come delle altre infrastrutture strategiche del paese, per garantire la gestione e lo sviluppo dei servizi essenziali e nello stesso tempo tutelare i lavoratori.

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