Renzi regala TIM alla francese Vivendi ?

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Il 7 marzo u.s. TIM ha presentato il nuovo piano strategico 2016/2018 alle OO. SS. Slc, Fistel e Uilcom.

 

In quella sede l’AD , Marco Patuano, ha annunciato investimenti per circa 12 miliardi di euro, di cui 6,7 miliardi dedicati all’innovazione (NGN, LTE, Cloud e piattaforme, Sparkle e Trasformazione).

 

Vivendi, il socio di maggioranza di Telecom interessato a trasformare l’azienda in un “Media Group”, vuole indirizzare gli investimenti sullo sviluppo delle piattaforme multimedia entertainment, la nuova frontiera delle compagnie TLC, a cavallo tra media, telecomunicazioni e internet.

Secondo alcuni studi recenti il mercato dei servizi e delle applicazioni su Internet crescerà enormemente da qui al 2025, mentre il business della telefonia fissa e mobile, soprattutto in Europa, segna il passo.

Non possiamo decontestualizzare le vicende “italiane” rispetto allo scenario europeo delle Tlc.

 

La cronica debolezza finanziaria di TIM (Telecom) e la politica di privatizzazioni e svendita del Governo consente ai grandi operatori europei di consolidare tranquillamente la loro posizione nel settore, in Italia e nel Sud Europa.

 

Quando Renzi si è insediato ha trovato Telecom Italia controllata dalla concorrente spagnola Telefonica seriamente impegnata a svuotare la TIM e ad ostacolarne lo sviluppo, in particolare in Sud America.

 

Oggi la multinazionale francese Vivendi, guidata da Vincent Bollorè con il suo 24%, di fatto detiene il pieno potere sul gruppo Telecom e questo grazie alla complicità del Governo Renzi. Una scelta riconfermata dallo stesso Renzi anche durante il 33esimo vertice Italia-Francia quando, messo di fronte all’acquisizione di Telecom da parte di Orange, si è detto favorevole alle “concentrazioni tra aziende italiane e francesi”. Stando a un rapporto della KPMG, gli investitori internazionali nel solo 2015 hanno realizzato in Italia ben 204 acquisizioni.

 

La crisi economica sta accelerando le fusioni e le acquisizioni tra le grandi compagnie del settore creando una competizione e un’accumulazione di capitali che mette a rischio occupazione, condizioni di lavoro e che di fatto trasferisce all’estero i processi decisionali, con tutto quello che significa per una struttura centrale come le TLC, che tocca l’economia, l’industria e i gangli sensibili del paese, comprese le informazioni riservate e i dati delle utenze, oltre a fornire servizi e accesso alla rete ai cittadini.

 

In questo scenario di guerra per bande non si possono escludere evoluzioni diverse rispetto ai processi di acquisizione e fusione finora noti, ma altrettanto pericolosi per lavoratori e cittadini. Ad esempio una possibile intesa tra i gruppi francesi Orange e Vivendi, in partnership con Telecom e Mediaset, in contrapposizione a Deutsche Telekom.

 

L’USB continuerà a denunciare e a contrastare la politica di privatizzazione e svendita che ha impoverito il tessuto tecnologico e produttivo e che ha come risultato l’azzeramento degli investimenti e dei centri di ricerca e sviluppo (Information Technology di Telecom, IBM, ITALTEL e ecc.) .

Le TLC sono infrastrutture essenziali e strategiche al pari di energia e trasporti, non possono essere gestite in base alla logica del profitto a scapito dei diritti dei lavoratori e dell’accesso alla comunicazione con costi e servizi orientati a favorire la popolazione.

 

PER LA RI-NAZIONALIZZAZIONE DI TELECOM ITALIA UNA E PUBBLICA

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