FONDO BILATERALE DELLE TELECOMUNICAZIONI Cosa cambia?

L’istituzione del “Fondo di solidarietà bilaterale per la Filiera delle Telecomunicazioni” non è altro che l’ultima tappa della riforma targata Elsa Fornero degli ammortizzatori sociali, iniziata nel 2013 con il Governo Monti/Fornero. In sostanza dopo il “periodo di transizione” disegnato da Fornero siamo giunti, per la nostra categoria, all’andata a regime della “riforma”, con la sostituzione di quasi tutti gli altri ammortizzatori sociali (meno la CIG ordinaria).

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Lo stato, insomma, non ci mette un euro: prende i soldi del fondo co-finanziato congiuntamente da imprese e lavoratori, mediante contributi mensili, e ci fa un mini-ammortizzatore appena un po’ più esteso anche per chi non è coperto dalla CIG.

Con il Decreto interministeriale del 4 agosto 2023, con cui si è istituito presso l’INPS il “Fondo di solidarietà bilaterale per la Filiera delle Telecomunicazioni”, sono state redatte le linee guida per assicurare ai lavoratori del settore una tutela in continuità di rapporto di lavoro, nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, ma anche per gli assegni straordinari per il sostegno al reddito e per il finanziamento di programmi formativi di riconversione o riqualificazione professionale.

CHI METTE I SOLDI NEL FONDO BILATERALE DI SETTORE TLC

Con decorrenza dal mese di gennaio 2024, il fondo sarà finanziato dalla totalità delle imprese della filiera delle telecomunicazioni tramite un contributo ordinario dello 0,80% (di cui due terzi a carico dell’impresa e un terzo a carico dei lavoratori), calcolato sulla retribuzione imponibile ai fini previdenziali di tutti i lavoratori.

Tale fondo dovrà garantire le seguenti prestazioni:

  • Assegno di integrazione salariale per periodi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa;
  • Il finanziamento di programmi formativi di riconversione o riqualificazione professionale;
  • Prestazioni integrative, in termini di importi, rispetto alle prestazioni previste dalla legge in caso di cessazione del rapporto di lavoro;
  • Assegno straordinario, riconosciuto nel quadro di processi di esodo di lavoratori che raggiungano i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  • Versamento mensile, in via opzionale, nel rispetto della legislazione vigente, di contributi previdenziali nel quadro di processi connessi alla staffetta generazionale a favore di lavoratori che raggiungano i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;

A nostro avviso, allo stato attuale di avvio, vista la situazione del settore, il fondo sicuramente necessiterà di un supporto economico esterno, dunque di risorse statali.

In uno scenario di incertezza economica, di salari che perdono sempre più potere d’acquisto a causa dell’inflazione elevata, aggravato anche dal contratto nazionale scaduto il 31/12/2022, noi di USB, ci chiediamo come sia possibile che a finanziare questo Fondo siano proprio le lavoratrici e i lavoratori.

Sulla falsariga di quanto già avviene, per i fondi pensionistici o la sanità integrativa, ancora una volta il prezzo della riforma degli ammortizzatori sociali, non è altro che un altro tassello della privatizzazione dello stato sociale che peserà sulle tasche dei lavoratori.

Come USB siamo sempre più convinti che il modo per uscire dalla crisi, contro chi persegue la strada di rimuovere ogni vincolo e tutela dei diritti del lavoro sia quello di costruire mobilitazioni tramite la partecipazione.

Bisogna unire le forze, Aderisci all’USB