GRUPPO TIM: li chiamano "risparmi" ma è.. RUBARE AI POVERI PER DARE AI RICCHI

Roma -

Roma, 23 maggio 2016

Già dalle prime dichiarazioni del nuovo Amministratore Delegato, superpagato in entrata e in uscita a prescindere dai risultati, ci sembra che, in un’azienda che non fa ricavi per gli ingenti debiti con le banche, non si intraveda un vero piano industriale di rilancio ma solo tagli, sempre nella stessa direzione: quella dei lavoratori.

Ne è una dimostrazione la comunicazione ispirata a chissà quali risparmi, sulle modalità di rifornimento "Iperself/Fai da Te" auto aziendali, nella quale i lavoratori che usano l’auto aziendale per lavoro non dovranno più rifornirsi ai distributori in modalità “servito”; si sfiora addirittura il ridicolo quando ci si rivolge minacciosamente ai dipendenti che non rispettino tali indicazioni con quel “ferma restando ogni ulteriore valutazione di carattere contrattuale”. Quale? La lettera di richiamo? Il licenziamento in tronco? Per un Euro? Venti Euro in più di pieno di carburante?

E quale risparmio ha in mente l’azienda nel voler costringere i lavoratori a fruire delle ferie nella settimana di Ferragosto, pur sapendo che a meno di accordi sindacali “farsa” dell’ultimo minuto, non possono essere imposte?

Questi e altri interventi ancora più pesanti sulla vita dei lavoratori (l’aggravio dei turni di lavoro nei call center e sui tecnici di Open Access su tutti) dimostrano che si vuole combattere un male strutturale con semplici aggiustamenti di facciata.

USB Telecomunicazioni ritiene che è ora di finirla con il mettere in campo “cure da cavallo” sempre contro i lavoratori, che restano gli unici a produrre ricchezza che puntualmente non viene mai redistribuita. Servirebbe invece con urgenza una nuova organizzazione del lavoro che sia rispettosa dell’impegno di tutti i dipendenti, in assenza della quale sarà sempre più alto il rischio di consegnare ai clienti, sia residenziali che affari, lavori sempre più malfatti. Questo perché manca un progetto a monte che valuti gli impatti sugli utenti, che sarebbero i nostri veri e unici azionisti ai quali rendere conto se l’azienda tornasse pubblica come sarebbe utile e necessario.

L’ultima multa di 360.000 Euro comminata da AGCOM a TIM è un esempio lampante degli effetti delle cure da cavallo tese ad abbattere i costi. TIM infatti ha predisposto un sistema di risposta automatica sul menù del call center 119 definito da AGCOM "eccessivamente articolato e non sufficientemente chiaro e trasparente, rendendo non agevole per gli utenti riuscire a comprendere l'opzione esatta per parlare con un addetto in tempo reale ovvero segnalare il furto/smarrimento di una sim card".

Questo è esattamente il risultato della strategia aziendale che non ritiene di dover sprecare il tempo retribuito (poco) di un operatore di call center per gestire clienti non classificati tra quelli a valore aggiunto. Il risultato è che il menù del 119 viene appositamente complicato e rende praticamente impossibile a questi clienti contattare un operatore. Sarebbe interessante sapere se i risparmi del costo del lavoro così ottenuti compensino i maggiori costi in termini di premi ai dirigenti (legati al raggiungimento degli obiettivi di contenimento costi) delle multe che ci vengono inflitte e dei minori ricavi dovuti all’abbandono da parte nostri clienti maltrattati.

Alla faccia della centralità del Cliente….

 

USB Lavoro Privato - Telecom Italia