Il Governo Meloni si prepara a svendere TIM al fondo speculativo KKR. In pericolo migliaia di posti lavoro e il controllo pubblico della rete
Con il parere positivo del Governo la maggioranza del CDA di TIM ha accettato l’offerta vincolante del fondo speculativo KKR per l’acquisto della parte Netco, ossia della rete fissa.
Come per Alitalia, ex ILVA e Stellantis, anche per TIM la trattativa con KKR è stata coperta da silenzi e smentite. Il piano dell’AD Labriola, che prevedeva la separazione di TIM in NetCo e ServCo, è stato blindato e messo al riparo da qualsiasi confronto con i lavoratori in merito al futuro occupazionale dei 50.000 dipendenti interni e delle migliaia dell’indotto.
La cessione a KKR, tocca il tema sensibile della gestione dei flussi dei dati e delle infrastrutture di rete in cui transitano. Riteniamo particolarmente grave lasciare a soggetti privati e fondi speculativi la gestione dei dati personali, istituzionali, commerciali e finanziari del paese. A parti invertite nessun’altro stato nazionale consegnerebbe l’accesso ai dati a soggetti privati e tantomeno a un ex generale statunitense di primissimo livello ed ex direttore della CIA del calibro di Petraeus.
Il Progetto Minerva sbandierato da Fratelli d’Italia in campagna elettorale prometteva la realizzazione di una società TLC a controllo pubblico, modello Terna, di fatto ci troviamo di fronte alla svendita e al controllo de facto da parte di KKR, con i soci italiani in minoranza (il MEF , con circa il 15-20% e altri, come F2i e CdP con quote minori).
Al governo rimane la foglia di fico dei “poteri speciali” come la Golden Power.
I dati sulla copertura del servizio in VCHN, Fibra, Banda larga e 5G condannano senza appello le privatizzazioni e l’approccio di mercato al servizio pubblico. Solo l’intervento pubblico, attraverso la rinazionalizzazione e una società infrastrutturale può recuperare il gap tecnologico accumulato, fornire la copertura di rete anche nelle aree del paese ritenute a bassa redditività. Nelle intenzioni dei contraenti il processo di acquisizione dovrebbe concludersi entro l’estate 2024 con il varo delle due società in cui verrà divisa la compagnia.
Nella parte NetCo confluiranno attività e asset legati alla rete fissa, compreso il settore wholesale ma, rimane fuori al momento TI Sparkle con la gestione dei cavi e delle attività internazionali, su cui transita l’oro nero dei flussi dati, l’offerta non è stata ritenuta congrua. Il CDA TIM è in attesa che KKR produca per TI Sparkle un’offerta più sostanziosa entro il 5 dicembre, nei tempi utili alla cessione. Secondo i piani di Labriola nella ServCo confluiranno Tim Brasil, Telsy, Noovle e Olivetti.
Sul futuro dell’infrastruttura TLC, che manca totalmente di una visione strategica che guardi all’interesse pubblico, continua la zuffa tra i diversi speculatori privati interessati: Vivendi e Merlyn contestano la cessione a KKR, denunciando tra le altre cose il basso prezzo di vendita (Vivendi) e la mancanza di tutela nazionale (Merlyn).
Dopo decenni possiamo riconfermare che la parabola delle miracolose privatizzazioni continua a volgere al negativo tutti gli indicatori di interesse pubblico: occupazione, salario, appalti al ribasso, tariffe, innovazione tecnologica e copertura nelle aree a bassa redditività. Questa operazione di mercato ha tutte le prerogative per segnare un ulteriore pagina nera delle privatizzazioni e pianta un ulteriore chiodo sulla bara di TIM.