IL RINNOVO CCNL TLC - NEL QUADRO DELLA NUOVA ECONOMIA DI GUERRA
Il settore delle Telecomunicazioni sta subendo un duro attacco su più fronti: dalla realizzazione dello scorporo dell’infrastruttura della rete TIM allo spacchettamento e svendita dell’intera filiera, fino ad arrivare al Contratto TLC ancora non rinnovato. Dal contratto peggiorativo per i Call Center a firma di AssoContact e CISAL ai sistematici attacchi alla libertà e rappresentanza sindacale.
Il settore conta oltre 140.000 lavoratori e lavoratrici, molti dei quali possono essere oramai classificati a pieno titolo come “working poors”, con salari bassi, part-time involontario, utilizzo di strumenti di controllo individuale, sistematici sotto inquadramenti contrattuali, spesso in assenza di contratti di secondo livello che potrebbero risollevarne, seppur minimamente, le sorti economiche.
A tutto questo si aggiunga la mannaia dei passaggi in clausola di salvaguardia delle migliaia di appalti che caratterizzano il settore e la sempre maggiore invadenza dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, come accaduto in questi giorni nell’azienda Ericsson, dove sono stati licenziati alcuni lavoratori perché sostituiti nelle mansioni di lavori d’ufficio da sistemi di questo tipo. Si sta mettendo oramai in discussione il lavoro “d’ufficio”, perfino quello di maggiore complessità e difficoltà, che si poteva finora ritenere al sicuro.
La crisi di settore, ad ogni modo, si innesta su un generalizzato quadro di povertà e di repressione, opera di un Governo che – al di là degli equilibrismi politici – è in piena deriva bellicista, impegnato nel finanziare una corsa al riarmo attraverso il taglio dei servizi e dello stato sociale.
Il problema principale rimane comunque la questione economica e sociale a cominciare dalla crisi industriale, passando per le politiche europee di austerity fino alla riduzione dei mercati dove è sempre più difficile competere, fattori che si ripercuotono pesantemente sui redditi da lavoro.
La stessa trattativa per il rinnovo del CCNL delle TLC dimostra che il sistema contrattuale italiano è rimasto ancorato da più di trent’anni a metodi consociativi e antidemocratici e legato alle rigide regole della politica dei redditi, grazie al quale gli adeguamenti salariali sono stati sistematicamente tenuti sotto il livello dell’inflazione reale senza che sia possibile prevedere miglioramenti effettivi.
A peggiorare la situazione, gli eventi delle ultime settimane segnano un cambio epocale che scuote le coscienze di tutti. I vertici europei, nazionali e (quasi) tutti i leader dei principali partiti colgono l'occasione per accelerare il dirottamento delle risorse destinate alla spesa sociale in favore della spesa militare, erodendo ancor di più il salario reale.
USB Telecomunicazioni invita tutti i lavoratori ad attivarsi e a partecipare alla mobilitazione, alternativa alla piazza guerrafondaia promossa da Michele Serra, che si terrà alle 15,30 di sabato 15 marzo in piazza Barberini, che indichi la possibilità di lavorare assieme per la pace, il welfare, la salvaguardia della democrazia e contro la repressione e la limitazione delle libertà prevista da vecchi e nuovi pacchetti sicurezza.
LOTTARE TUTTI INSIEME PER CAMBIARE, DIFENDERE DIRITTI, SALARIO, DIGNITA’.
USB TELECOMUNICAZIONI