TIM “La forza dell’Unione” Concluso il 3° Congresso nazionale USB
Domenica 20 novembre a Montesilvano si è chiuso il 3° Congresso nazionale dell’Unione Sindacale di Base, “La forza dell’Unione”, al termine di tre giorni di serrato dibattito che hanno visto quasi 150 dei 520 delegati avvicendarsi al microfono.
3° Congresso nazionale, centrato sulla necessità di rompere l’isolamento in cui sono state cacciate le lotte sul lavoro e sull’importanza dell’azione collettiva sia per difendere gli interessi di chi lavora che per affermare una diversa idea di società.
Salario minimo, stop al sistema degli appalti, rialzo dei salari, blocco dei prezzi, assunzioni e internalizzazioni, introduzione del reato di omicidio sul lavoro, nazionalizzazioni, detassazione delle pensioni e riduzione dell’età pensionabile, libertà di organizzazione sindacale e ripristino del diritto di sciopero: sono alcune delle tante proposte e obiettivi della piattaforma generale dell’USB.
Intervento USB Telecomunicazioni al III° Congresso USB
Cari/e compagni/e,
noi siamo il popolo della USB, un’organizzazione che in questi 12 anni dalla sua nascita ha dimostrato di essere la sola organizzazione sindacale nel panorama sindacalismo confederale, di base e autonomo italiano, presidio della democrazia, della solidarietà e della difesa della nostra Costituzione antifascista.
Svolgendo con forza il proprio ruolo sociale e politico, con piena autonomia e libertà ai fini della tutela dei diritti dei lavoratori, fuori da ogni condizionamento ideologico e da ogni interesse di parte.
In un periodo storico dove l’Europa dei mercati e in piena guerra, si mostra cinica e disumana, siamo rimasti uno dei pochi baluardi che non cedono alle politiche guerrafondaie e liberiste, e che richiedono politiche strutturali e lungimiranti, contro il crescendo delle disuguaglianze sociali, frutto di un’egemonia culturale individualista e reazionaria.
Per noi opporsi contro i capitalisti e associazioni padronali senza scrupoli, attenti solo al profitto, con la complicità diretta e indiretta delle istituzioni e di una crescente società assuefatta all’illegalità diffusa è legittimo.
Per noi la ribellione, la disobbedienza civile, la solidarietà sono valori imprescindibili e devono essere amplificati con le lotte per l’emancipazione e per i diritti universali, l’inclusione, l’uguaglianza, la difesa del lavoro e della sua condizione.
È per questo doveroso proseguire con le mobilitazioni dello sciopero generale 2 dicembre e la grande manifestazione nazionale del 3 dicembre a Roma, senza nascondere le difficoltà, perché il problema oggi è cosa pensa e percepisce anche la “nostra” gente, e che giudizio ancora dà nei confronti del nuovo governo che per molti rappresenta una “zona grigia”, più interessato alla compatibilità dei principi liberisti e guerrafondai dell’Europa finanziaria che tutti ben conosciamo.
È bene dirlo, non c’è lotta di classe, senza coscienza collettiva e solidale e senza una direzione politica, contro chi ha tradito i nostri valori Costituzionali, rendendosi complice della deriva reazionaria in corso.
Per questo oggi tocca a noi, con la lotta politica, l’azione collettiva, rappresentare la speranza e l’alternativa, contro la deriva ormai diffusa anche nei luoghi di lavoro.
Per farlo dobbiamo ripartire dai luoghi di lavoro, con la passione dai nostri delegati RSA/RSU, e l’impegno responsabile e prezioso del nuovo gruppo dirigente, perché si tratta di dirigenti della USB.
Per questo crediamo che a fronte di ciò sia quindi necessario che si ponga al centro la dignità del lavoratore in quanto essere umano, la sua piena cittadinanza democratica nei luoghi di lavoro, ed una equa ridistribuzione della ricchezza prodotta.
Tema importante che poniamo all’attenzione dei compagni e la remotizzazione del lavoro, il quale da mero strumento emergenziale sperimentato nella fase di emergenza sanitaria della pandemia, sta diventando caratteristica strutturale del nuovo modello di lavoro, comportando una vera metamorfosi della concezione del lavoro.
In questi anni abbiamo potuto rilevare che sempre più aziende al fine di risparmiare sui costi di gestione, sono ricorse al Lavoro Agile in differenti modalità pur di ottenere congrui risparmi, con la perdita di numerosi posti di lavoro sull’intero sistema economico dei servizi alle imprese (ristorazione, pulimento, ecc.), a seguito della riduzione o chiusura di sedi lavorative.
Situazione destinata a perdurare con tutto quello che comporta di riflesso in termini occupazionali e in termini di costi sociali
Per un sindacato che aspira a creare una coscienza di massa è fondamentale inserirsi in questo processo, affrontando un sano dibattito e un confronto interno più ampio per comprendere i meccanismi lesivi della nuova organizzazione del lavoro, al fine di rappresentare al meglio i bisogni dei lavoratori che utilizzano il Lavoro Agile.
Per congiungere il sostegno al reddito e la tenuta occupazionale, per noi di USB telecomunicazioni, gli strumenti di politica attiva del lavoro devono assolutamente prevedere:
La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per gestire l’avvento della digitalizzazione;
Tutela del salario con il Recupero delle Spese per le Bollette da rendere strutturale (non sotto forma di bonus) per il recupero salariale delle spese dei consumi domestici in smart working
Il salario minimo per assicurare minima dignità nel lavoro ed evitare gare al ribasso accompagnando al dumping salariale, come avviene per esempio nei contratti pirata nei call center o negli appalti;
La nazionalizzazione delle telecomunicazioni per garantire investimenti e innovazione certa per un forte rilancio dell’economia pubblica;
Uniti alla lotta sempre verso nuove vittorie, contro lo sfruttamento, contro ogni guerra, contro ogni discriminazione, sempre a difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.