La questione dei salari non è più rimandabile. Lettera aperta al ministro Orlando
Gentile ministro Orlando, abbiamo seguito con interesse il suo intervento nella trasmissione Presa Diretta dedicata al salario minimo per legge. Al di là del merito della questione, ci hanno preoccupato le Sue valutazioni pessimistiche sulla possibilità di veder approvata una norma sul salario minimo entro la fine di questa legislatura. Questo significa che il tema non è all’ordine del giorno di questo governo.
Il governo precedente aveva per lo meno istruito la discussione, presentando una proposta di legge ed aprendo un tavolo con le parti sociali. A quel tavolo USB era risultata una delle poche organizzazioni favorevoli all’approvazione di una legge in cui fosse stabilita una soglia minima al di sotto della quale i salari orari verrebbero considerati illegali.
Da allora sono stati resi noti diversi dati che hanno ulteriormente confermato la gravità della situazione. Sia relativamente alla decrescita del salario medio in Italia negli ultimi trent’anni, dato assolutamente in controtendenza rispetto a tutto l’Occidente, sia rispetto al peso del lavoro povero nel nostro Paese riguardo a tutto l’insieme della forza lavoro.
Questi dati, confermati non solo dal gruppo di esperti incaricati dal ministero che Lei dirige ma anche dal Presidente dell’INPS, oggi sono resi ancora più drammatici dalla crescita esponenziale dei prezzi di tutti i beni di prima necessità.
Ministro, tutto aumenta in Italia, tranne che i salari.
Pensare di non poter prendere alcuna decisione in attesa che la contrattazione favorisca il rialzo delle retribuzioni, significa semplicemente non voler vedere che tramite la contrattazione i salari in questi trent’anni si sono impoveriti. Questa foglia di fico, che Cgil, Cisl, Uil e Confindustria continuano a sbandierare per non assumere alcuna decisione, è ormai stata consumata dai dati reali.
L’8 marzo, nella giornata di lotta di tutte le donne che sono tra le più colpite dai bassi salari, saremo in piazza sotto il Suo ministero insieme a tante e tanti lavoratrici e lavoratori con salari da fame perché si riapra rapidamente il tavolo e si giunga ad una proposta che permetta di portare più in alto i minimi salariali. La vecchia proposta in discussione con il precedente governo parlava di 9 euro, ma la ripresa dell’inflazione è evidente che rende quella soglia ormai troppo bassa (per questo noi proponiamo 10 euro l’ora nei minimi tabellari).
Come giustamente segnalava la trasmissione, il problema del salario orario non risolve la questione delle retribuzioni povere. Ci sono tante altre questioni sul piatto, dai part-time involontari alla piaga degli appalti al tanto lavoro nero e grigio con cui le aziende aggirano la legge. Ma da qualche parte si dovrà pur cominciare, e bisogna farlo in fretta.
Unione Sindacale di Base – Federazione del Sociale