Pensioni: mentre si profila un ritorno alla Fornero, qualcuno continua a gridare Al lupo! Al lupo!
Le cronache di questi giorni ci confermano come il Governo dei Migliori (Draghi) sia il Governo della Restaurazione. Mentre la propaganda mainstream ci racconta di un governo finalmente autorevole e rispettato in Europa, dell’aumento del PIL, della diminuzione della disoccupazione, la dura realtà di tutti i giorni che vivono i lavoratori, i pensionati e i disoccupati ci dimostra esattamente il contrario.
A confermarlo sono i licenziamenti in grandi e piccole aziende, le quotidiane morti sul lavoro, i rincari dei generi di prima necessità (carburanti, luce, acqua e gas) e la repressione della lotta dei lavoratori che difendono il proprio posto di lavoro.
Ci troviamo di fronte a un Governo piegato alle volontà di Confindustria con l’obiettivo di scaricare il costo della crisi sulle spalle dei lavoratori, con un programma politico già visto, fatto di precarietà del lavoro, privatizzazione dei servizi pubblici, politiche di austerità, dominio del capitale finanziario, massacro delle pensioni, tagli alla scuola e alla sanità, tasse irrisorie per grandi capitali e multinazionali.
E proprio in questi giorni le cronache ci parlano con insistenza della prossima modifica alla legislazione sulle pensioni, con il balletto delle varie ipotesi di ‘quota 102’ per il 2022, ‘quota 104’ dal 2023, e poi situazione da valutare per l’anno successivo con sicuro ritorno alla norma dei 67 anni. Numeri e numeretti dietro i quali si cela ormai palesemente la chiara volontà di tornare alla legge Fornero, negando però di volerci tornare.
D’altra parte, va sottolineata l’ambigua posizione dei sindacati confederali CGIL CISL UIL, in particolare della CGIL di Landini, che minacciando a giorni alterni uno Sciopero Generale e/o iniziative di mobilitazione più adatte, non fanno altro che gridare “Al lupo! Al lupo!”, come il pastorello della favola di Esopo, generando solo clamore mediatico, senza dare seguito poi a nessuna azione concreta.
La storia ci ha insegnato che gli Scioperi sono una cosa seria, non basta sbandierarli e/o dichiararli ormai solo quando chiude una fabbrica e soltanto in quella, senz’altre mobilitazioni a sostegno, se non di facciata. A forza di starnazzare alla fine non si è più credibili.
Il lupo agisce così indisturbato compiendo la sua carneficina sociale.
È estremamente difficile avvistare un lupo, si possono seguire impronte e trovare tracce ma il lupo sa anche non farsi vedere. Sicuramente su un tema delicato qual è quello delle pensioni che incide sulle condizioni di vita di decine di milioni di persone, le sceneggiate delle tre maggiori confederazioni sindacali prestano il fianco all’ennesimo attacco alle pensioni su un piatto d’argento.
Tutto ciò fa il gioco dei grandi gruppi assicurativi poiché rende ineluttabile il ricorso all’integrazione della misera pensione, rivolgendosi ai fondi pensione amministrati dai cosiddetti “enti bilaterali”, ovvero organismi paritetici cogestiti da associazioni padronali, sindacati (CGILCISLUIL) e da assicurazioni.
La realtà è dunque il ritorno alla legge Fornero, scritta nelle cifre del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) inviato a Bruxelles che il Governo non intende smentire. Se si riducessero di un quarto i cento miliardi annui di evasione fiscale e contributiva, si potrebbe andare in pensione prima dei sessant’anni.
Quello che serve è una riforma strutturale che difenda e rilanci il sistema pensionistico pubblico fondato sul principio solidaristico contro i tentativi di privatizzazione dello stato sociale e restituisca ai lavoratori la certezza di una pensione dignitosa.