SCIOPERO GENERALE 22 settembre

Il Lavoro Ripudia la GUERRA – Giù le armi su i salari -

 

L’Unione Sindacale di Base proclama lo sciopero generale del 22 settembre 2025 contro la guerra e contro il genocidio del popolo palestinese sotto assedio a Gaza, contro l’aumento a dismisura delle spese militari, a discapito dei salari, di un sistema sanitario efficiente, di un aumento delle pensioni minime o ridurre gli anni di lavoro per la pensione e dei diritti sociali. La protesta denuncia la riduzione reale dei salari in Italia e la diffusione della precarietà e del lavoro nero.

Nazionale -

 

Mentre i governi investono miliardi in armamenti, in Italia i salari reali sono crollati del 7,5% dal 2021 e si diffondono precarietà, lavoro nero e lavoro grigio, soprattutto in alcune aree del paese, che non ha pari in Europa, con interi settori ridotti a basso valore aggiunto e senza prospettive.

Nel nostro settore delle telecomunicazioni, il contratto è scaduto da quasi tre anni e non ci sono segnali significativi di aumenti salariali nemmeno nei prossimi due. Per questo, insieme alla protesta generale, portiamo avanti le nostre rivendicazioni per il rinnovo del contratto:

Lavoro e contratti:

  • Settimana di 32 ore su 4 giorni senza tagli salariali; ripristino dello Statuto dei Lavoratori; più tutele contro i licenziamenti; riduzione drastica delle forme contrattuali precarie a favore di contratti a tempo indeterminato e del part-time involontario.
  • Obbligo di pubblicare i mansionari; aumento automatico dello stipendio in caso di variazione di mansioni.

Miglioramenti normativi e sicurezza:

  • Eliminazione di riforme che riducono le sanzioni alle imprese; più poteri ai Rappresentanti per la Sicurezza; cancellazione delle riforme che hanno indebolito la contrattazione nazionale e limitato il diritto di sciopero; ferie e congedi parentali più estesi e flessibili.

Salario minimo e giustizia sociale:

  • Introduzione del salario minimo legale di almeno 10 euro lordi l’ora indicizzato all’inflazione; reintegro della “scala mobile” per l'adeguamento automatico dei salari; tetto ai compensi dei top manager con un massimo gap salariale di 10 volte il salario minimo.

Pensioni:

  • Abolizione della riforma Fornero; abbassamento dell'età pensione a 64 anni; pensioni minime dignitose e indicizzate all’inflazione; stop alla privatizzazione del sistema pensionistico e alla destinazione del TFR ai fondi privati.

È fondamentale unirci in questa lotta per difendere i nostri diritti e conquistare un futuro migliore.

Lo sciopero del 22 settembre non è solo un atto di protesta: è un segnale forte e chiaro che dice basta a guerre, precarietà e disuguaglianze.

Vogliamo un Paese che investa in diritti, salute, lavoro e futuro.

Insieme possiamo fare la differenza per costruire un mondo più giusto e solidale. Facciamo sentire la nostra voce: no alla guerra, sì alla pace; no alla precarietà, sì al lavoro dignitoso.