TIM: Acquisizioni, cessioni e fusioni
Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova
In queste ultime settimane come previsto dalle procedure di legge, si sono svolti gli esami congiunti relativi al trasferimento dei rami d’azienda di British Telecom PA (Pubblica Amministrazione) e SMB (Small & Medium Business) in TIM S.p.A. e la cessione del ramo d’azienda di TIM S.p.A. Secondary Network Management alla Società di nuova costituzione FiberCop S.p.A., alla quale saranno conferite la rete secondaria di TIM e la totalità del capitale di Flash Fiber.
Come sempre accade nel corso della presentazione di questi incontri, da parte dei rappresentanti aziendali, quando si tratta di fare previsioni sulle motivazioni delle scelte strategiche delle decisioni intraprese, i verbi più usati sono, non a caso, tutti coniugati al futuro “faremo”, “realizzeremo”, “conseguiremo”, “raggiungeremo” e così via.
Nonostante le più seducenti promesse è sufficiente guardare indietro negli anni per rendersi conto che ogni qualvolta si è intrapresa la strada della cessione/trasferimento di rami d’azienda, il risultato non è stato così brillante, contraddicendo le più rosee aspettative, in particolare per i lavoratori coinvolti.
Evidenziamo anche come la principale preoccupazione delle OOSS (CGIL-CISL-UIL) sia quella di preservare gli istituti del welfare aziendale (ASSILT-TELEMACO-CRALT), dove svolgono storicamente una gestione egemonica.
Inoltre, in questa particolare trattativa si è verificata una situazione anomala nell’esperimento della procedura.
Su richiesta di sospensione e riconvocazione da parte della SLC-CGIL per motivi che non sono stati illustrati all’assemblea, neanche nel successivo incontro previsto e mai convocato, si è proceduto a distanza di una settimana alla semplice comunicazione via e-mail alle sole RSU appartenenti alle OOSS di base e autonome, del “positivo esperimento della procedura”.
A nostro parere quindi non c’è stato nessun “positivo esperimento della procedura”, a meno che questa non sia stata esperita su altri tavoli non concessi ai sindacati di base e autonomi. La mancanza delle RSU appartenenti ai sindacati confederali nell'email di comunicazione ci fa supporre, e vorremmo sbagliare, un anomalo, non ortodosso, non trasparente né democratico procedimento nelle votazioni.
È palese da tempo che le rappresentanze sindacali, specie quelle non allineate, sono utilizzate sempre più come ratificanti accordi già presi in altre sedi.
Non vorremmo che questa diventi una nuova modalità di relazioni sindacali per gestire senza intralci, dovuti a obblighi procedurali, il funzionale utilizzo dei fondi pubblici (oggi del Recovery Plan, domani di altri fondi statali e europei).
Come USB, siamo sempre più che convinti che sia il tempo di cambiare paradigma e non accontentarsi di “narrazioni” che durano poco, né di “élite” che aggirino la collegialità delle decisioni.
L’evoluzione e la strategicità in corso dell’ICT (Information Communication Technology), rispetto a dualismo Usa e Cina, richiedono non solo quantità di capitali consistenti, ma anche una capacità-volontà di progettazione e pianificazione.
Perciò occorre un forte intervento pubblico e partecipato, visto che quello adottato dalla privatizzazione in poi si è dimostrato perdente.