TIM Contrattazione per il rinnovo del contratto di I° e II° Livello
Salari ulteriormente falcidiati per aver legato il calcolo dell’inflazione all’indice Ipca, che esclude i costi dell’energia, con il risultato che mentre i nostri salari restano al palo, a partire dal mese di ottobre ripartono gli aumenti su elettricità (+2,6%) e gas (+3,9%). Si tratta del terzo aumento in 14 mesi.
È sufficiente farsi due conti per capire come in poco più di un anno sono aumentate le tariffe di due beni ormai essenziali come gas e luce, mentre non ci risulta che i salari siano o verranno aumentati in proporzione.
Con l’incontro del 1 e 2 ottobre si è riaperta la contrattazione per il rinnovo del contratto di II° Livello TIM sulla parte normativa. La parte economica è stata consolidata con la sottoscrizione del 23 novembre 2017 sull’accordo ponte a copertura del periodo 01.01.2015 - 30.06.2018, con incrementi salariali irrisori, assorbiti per molti, e un ridicolo bonus di circa 120 € in welfare aziendale.
Le proposte normative sicuramente si rifletteranno anche sul rinnovo del CCNL delle TLC (I° Livello), il cui prossimo incontro è previsto per il 6 e 7 novembre prossimo.
Temiamo che non arriverà nessun “autunno caldo” visti gli ultimi accordi sottoscritti. Di calda è rimasta solo la stagione, ormai con temperature sempre più miti a causa dei cambiamenti climatici.
Non bisogna essere delle cassandre per predire che la nuova piattaforma, ricalcando diligentemente quanto fin qui sottoscritto, sarà calata dall’alto della burocrazia dei tre sindacati confederali SLC-CGIL, Fistel-CISL e UilCom-UIL, senza nessun coinvolgimento dei lavoratori, cui verrà chiesto solo un voto formale nelle assemblee.
Abbiamo duramente criticato quanto sinora sottoscritto, che, recependo gli assi portanti dell’accordo vergogna sulla rappresentanza sindacale introducono maggiore flessibilità dell’orario di lavoro, smantellano il welfare pubblico tramite l’introduzione di quello aziendale e riducono la democrazia nei luoghi di lavoro: tutti accordi “a perdere” per i lavoratori in cambio di risibili aumenti salariali.
Salari ulteriormente falcidiati per aver legato il calcolo dell’inflazione all’indice Ipca, che esclude i costi dell’energia, con il risultato che mentre i nostri salari restano al palo, a partire dal mese di ottobre ripartono gli aumenti su elettricità (+2,6%) e gas (+3,9%). Si tratta del terzo aumento in 14 mesi.
È sufficiente farsi due conti per capire come in poco più di un anno sono aumentate le tariffe di due beni ormai essenziali come gas e luce, mentre non ci risulta che i salari siano o verranno aumentati in proporzione.
A voler essere nostalgici, ripiangiamo il meccanismo della scala mobile che, spiegato ai più giovani, fino al 1993 garantiva un meccanismo di adeguamento automatico dei salari all’aumentare dei prezzi e che era stato conquistato con durissime battaglie dei lavoratori, poi abolito in ossequio al Trattato di Maastricht e figlio della concertazione tra CgilCislUil, Governo e Confindustria perché, sostenevano, “faceva aumentare l’inflazione”.
Adesso grazie ai vincoli di bilancio, l’austerity e i diktat dell’Unione Europea, hanno abbattuto talmente l’inflazione da aver portato il paese in deflazione. E allora che fanno? Aumentano i salari dei lavoratori e delle lavoratrici? No, per far ripartire l’economia aumentano i prezzi e le tariffe.
In poche parole, se vuoi guadagnare di più devi lavorare di più, con tutto quello che comporta in termini di salute, sicurezza e qualità della vita. Del resto, questo è lo scenario a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, da quando è scoppiata la crisi, per tutti i rinnovi contrattuali.
Niente da dire?