TIM deve restare una e sotto il controllo dello Stato come asset strategico, per tutelare i livelli occupazionali e governare il cambiamento tecnologico
Migliaia di esuberi e un’azienda strategica per il Paese al collasso: è questo che vuole il Governo? Questo abbiamo chiesto alla rappresentante del Ministero del Lavoro nell’incontro di oggi, previsto nell’ambito delle procedure di raffreddamento che si è concluso con esito negativo.
Come USB abbiamo evidenziato che la scelta di ristrutturare TIM in due società separate NetCo e ServiceCo, nonostante le rassicurazioni aziendali, inevitabilmente andrebbe a produrre tagli occupazionali in TIM e nel suo indotto, oltre a non salvaguardare né rilanciare l’azienda come asset strategico per l’intero Paese. Né c’è alcuna garanzia che lo scorporo allenti gli attuali vincoli regolatori su TIM, come già comunicato più volte dall’Agcom.
Non è più accettabile chiedere ulteriori sacrifici alle lavoratrici e ai lavoratori, permettendo di fatto operazioni finanziare per ridurre il debito derivante da una scellerata privatizzazione all’insegna del saccheggio di un patrimonio pubblico, che si aggraverà con gli appetiti scatenati dalla enorme torta del PNRR.
Patrimonio pubblico dal quale TIM ha attinto a piene mani anche per la formazione sin qui erogata ai dipendenti dall’azienda che non garantisce la tanto sbandierata ricollocazione professionale, in quanto senza progettualità non c’è alcun accrescimento delle professionalità nell’attività lavorativa svolta, né di acquisizione di nuove conoscenze di base da poter sfruttare per una nuova eventuale attività.
Il Governo deve farsi carico di garantire gli attuali perimetri aziendali e di gruppo sia per evitare processi di societarizzazione di attività oggi ricomprese all’interno dell’azienda, sia per farsi Governo reale del cambiamento tecnologico del Paese.
Non ricevendo nessuna assicurazione alle nostre richieste, in un percorso condiviso con le altre organizzazioni sindacali di base, abbiamo convocato un coordinamento nazionale delle delegate e dei delegati delle strutture sindacali per decidere la data dello sciopero e le iniziative che accompagneranno la protesta.
USB Lavoro Privato – Settore Telecomunicazioni
Venerdì 18 febbraio ’22