TIM fondi pensione: salgono gli iscritti ma calano i rendimenti

I rendimenti sono calati ma lavoratrici e lavoratori ci cascano ancora. Dal rapporto annuale della Covip, (la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione), emerge che il 2022 è stato un anno difficile per i fondi pensione.

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La cosiddetta previdenza complementare ha riportato un forte calo dei rendimenti a causa del rallentamento dell’economia e della crisi dei mercati finanziari, anche se gli scritti hanno continuato a crescere.

Neppure i comparti del Fondo Telemaco sono usciti indenni da questa débâcle, difatti i rendimenti netti al 31/12/2022 sono risultati negativi, non riuscendo ad offrire neanche i rendimenti positivi nel comparto garantito.

Complessivamente nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022, il rendimento medio annuo composto dei fondi pensione privati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si è attestato al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti, al 2,9% per i PIP.

Nello specifico, per il solo 2022, i fondi privati hanno fatto registrare una performance negativa media del -11,7%, a fronte di un risultato positivo del TFR lasciato in azienda pari al +8,28%.

Con il risultato che il TFR risulta essere assolutamente più competitivo anche su orizzonti temporali più lunghi e non fa perdere soldi, contrariamente alle affermazioni alla Wanna Marchi dei sostenitori dei Fondi Pensione e smentendo clamorosamente quella che è sempre stata la promessa che ha alimentato l’adesione a questi strumenti.

Nessun fondo in questi ultimi dieci anni è stato in grado di recuperare perdite così gravi. Anzi, le linee che ora segnano i maggiori ricavi, come quelle azionarie, anche se si ripetesse il decennio 2011-2021, al massimo potrebbero recuperare metà di quanto perso in questi mesi.

Ammaliati dal ritornello di qualche anno fa “Fatevi la pensione integrativa! Rende più del TFR e compenserà le pensioni pubbliche, destinate a diminuire” in molti incautamente ci hanno creduto, con la speranza di avere una pensione dignitosa, e tutti adesso ne soffrono le conseguenze.

Nonostante i deludenti risultati dei Fondi Pensione, quello che emerge è il tentativo di rilanciare la previdenza complementare attraverso agevolazioni fiscali da parte di CGILCISLUIL che siedono nei consigli di amministrazione dei vari Fondi negoziali di categoria.

I fondi, basandosi sulla speculazione, non sono affidabili, in quanto sottoposti ciclicamente (6-8 anni) alle forti oscillazioni dei mercati, come quelle attuali dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino, ed intaccano negativamente il sistema pensionistico e previdenziale sociale, stretto fra precarietà, sfruttamento, bassi salari, incapacità contributiva, e questo non solo per le nuove generazioni.

I FONDI INTEGRATIVI NON SONO LA SOLUZIONE PER AVERE UNA PENSIONE DIGNITOSA!

QUELLO CHE SERVE È UNA PREVIDENZA PUBBLICA, SOLIDALE, UNIVERSALISTICA BASATA SUL RETRIBUTIVO