TIM: Caro Pietro.... Lettera aperta all'AD di TIM

Caro collega Pietro,

desideriamo raccontarti il nostro punto di vista sull’accordo di espansione.

Le 40.000 persone che lavorano nella nostra Azienda hanno gestito le più importanti infrastrutture di comunicazione italiane nonostante dodici anni di contratto di solidarietà prima e di espansione poi.

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Gli sforzi quindi che pensi di realizzare cadranno tutti sulle spalle di quei 40000. Prima risorse umane, poi esuberi: di “benzina da ridare” non ne hanno più. La TIM non è fiaccata innanzitutto dal debito ma da manager in molti casi inadeguati, talvolta arroganti e con ricorrenti atteggiamenti da yesman che disperdono le energie delle risorse che impiegano nelle attività che si portano avanti da anni. Chi, se non questi manager a metà, dovrebbero avere il coraggio di scegliere su cosa puntare?

Servirebbero certamente risorse giovani, ma in azienda le competenze giuste ci sono già ma non vengono valorizzate.

Alcuni risultati operativi sono già evidenti: il titolo in borsa è ai minimi storici, dato che il mercato fin dalle prime indiscrezioni ha valutato debole e di scarsa lungimiranza il progetto di scorporo che hai in mente. Le importanti operazioni di ottimizzazione della spesa in molti ambiti che hai avviato sono solo riduzione lineare di costi: progetti avviati e poi definanziati e tagli ai costi dei fornitori con conseguente riduzione dei materiali, dell’assistenza e dello sviluppo. Che questo ti abbia permesso di confermare le attese sui risultati del Piano Industriale alla fine del primo trimestre lo vedi solo tu; gli accordi con importanti partner per rafforzare i nostri servizi come il Cloud significano nella pratica solo che siamo i reseller di Google, che in azienda fa il bello e cattivo tempo; della semplificazione della nostra presenza sui social e nei siti web per migliorare la comunicazione ed essere meno dispersivi non si è accorto nessuno, dato che la soddisfazione del cliente è in caduta libera; la nuova identità di brand che punta l’attenzione sulla forza delle relazioni umane e sul potere di TIM di supportarle suona irridente, dato che i tuoi lavoratori non riusciranno nemmeno a organizzare una semplice riunione, con i colleghi assenti durante la settimana lavorativa per CDE differenziata, per di più ridotta a 4 giorni lavorativi;

Ecco, la ristrutturazione del lavoro oggetto dell’accordo sindacale si inserisce qui, in un periodo segnato dalla crisi generalizzata, alla quale si aggiunge un cospicuo taglio del salario diretto e indiretto. Davvero un bel modo “agile” di intendere un disegno ampio di revisione del modo di affrontare il nostro business, l’efficace contenimento dei costi e l’attenzione maniacale a generare valore in ogni nostra attività se si realizza con meno persone, per via dei prepensionamenti, e con persone attive a mezzo servizio per la solidarietà.

Abbiamo provato tutti a fare un semplice esercizio, ossia a calcolare con quanti zeri sarebbe valutata la nostra attività: incredibile a dirsi, la nostra ha molti meno zeri dei tuoi. Accogliamo volentieri il tuo invito a sentirsi personalmente coinvolti in questo modo di operare, suggerendoti il nostro punto di vista.

Il risultato raggiunto nei giorni scorsi è certamente figlio del dialogo con il sindacato: individuando condivise soluzioni che in qualche modo sostengano gli istituti che cogestisce con l’azienda (enti bilaterali, fondo Telemaco, ASSILT, ecc…) e le sue gerarchie sclerotizzate. È il risultato della volontà di mostrare i problemi e affrontarli sempre sotto il ricatto occupazionale.

L’accordo prevede quattro ambiti di intervento che, insieme, mirano a rendere il costo del lavoro sostenibile per un’azienda che non ha futuro: la riduzione dell’orario di lavoro per 27.000 colleghi che hanno già dodici anni di cassa sulle spalle che non vedranno una equilibrata compensazione economica e un piano complessivo di accompagnamento alla pensione per i colleghi che si trovano a 60 mesi dalla pensione che lasceranno scoperte competenze acquisite negli anni.

Per garantire l’aggiornamento costante delle competenze, da un lato ci saranno programmi di formazione e riqualificazione per 27.000 colleghi, identici, per progettazione dei corsi e modalità di somministrazione, a quelli già svolti negli anni passati, di cui il risultato sulle ricollocazioni non è dato conoscere e dall’altro un programma di assunzioni per specifici profili professionali assolutamente insufficiente, per numero e competenze, a coprire le uscite di coloro che aderiranno al Piano complessivo di accompagnamento alla pensione.

No, tu non ti rendi conto affatto del contributo che viene richiesto a ciascuno di noi, perché con questo accordo non realizzi affatto la “messa in sicurezza” del lavoro di tutti per i prossimi 18 mesi, dato che la strategia di rilancio non c’è: assicuri solo un “coma farmacologico” a un’azienda che, se spezzettata, garantirà forse qualche anno di vita alle sue parti.

Il piano che definisci coraggioso è quello di sempre: taglio dei costi e basta. Il coraggio, ti assicuriamo, è solo quello nei lavoratori TIM che in questi anni hanno mantenuto in piedi la baracca. Coraggio però che va diminuendo sempre di più, per lasciare il posto a stanchezza e disillusione.

Un caro saluto.

Le RSU USB TIM/Sparkle