TIM Risorse o costi umani ?
Nell’incontro tra i rappresentanti nazionali dell’USB dell’8 novembre, l’azienda ci ha prospettato le tre soluzioni con le quali TIM si appresta a “smaltire” gli esuberi dichiarati nell’apertura della procedura di legge 223.
Sintetizzando :
Gli esuberi precedentemente dichiarati (382) sono stati ridotti di 42 unità, passano quindi da 382 a 340.
Rimane confermata l’uscita VOLONTARIA (basata quindi sul criterio della non opposizione) :
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Per coloro che rientrano nell’art. 4 della legge Fornero fino al 31/12/2017 (certificata dall’INPS) e hanno l’isopensione inferiore al 75% della retribuzione, l’azienda copre in un’unica soluzione, unitamente al TFR, il 75% della retribuzione mensile; per un’isopensione maggiore del 75%, si applica quanto previsto dall’articolo 4.
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Per coloro che matureranno i requisiti per la pensione anticipata fino al il 31/12/2019, l’azienda erogherà, a titolo di integrazione del TFR, un contributo in un’unica soluzione pari a 6 mensilità uguali per tutti (comprensivo dell’indennità di preavviso non lavorato). Le 6 mensilità sono composte da tutti gli elementi individuali (minimi tabellari, ex indennità di contingenza, E.D.R., aumenti periodici di anzianità…).
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Per tutti i dipendenti: per chi lascerà volontariamente l’azienda, fino al 31/12/2019, potrà accedere alla NASPI (indennità di disoccupazione), per un massimo di 24 mesi e che prevede una copertura del 75% dello stipendio nei primi 3 mesi che scende del 3% per ogni mese successivo. L’azienda, in questo caso erogherà, a titolo di integrazione del TFR in un’unica soluzione, fino all’85% dell’ultima retribuzione (composta da tutti gli elementi individuali.
La delegazione USB ha ribadito la sua posizione di contrarietà all’accordo in quanto :
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Rimane l’incertezza che la procedura proposta AZZERI gli esuberi, che con questo accordo vengono esplicitamente e definitivamente avallati.
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Il risparmio continua ad essere ad esclusivo favore dell’azienda senza che i sacrifici richiesti, sempre e solo ai lavoratori, siano anche, in prospettiva, a benefici degli stessi.
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Il numero dei lavoratori, irrilevante, sarebbe stato facilmente riassorbibile nel ciclo produttivo e la loro “espulsione” dal mondo del lavoro ha la sola funzione di fare velocemente cassa
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L’offerta economica è assolutamente e decisamente insoddisfacente.
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Di fatto i lavoratori fuoriusciti dall’azienda sono a tutti gli effetti “esodati” e quindi privi di tutele.
Infine, ma non ultimo
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Si apre, con l’avallo all’utilizzo della NASPI, se pur al momento volontaria, un’autostrada alla prossima dichiarazione di esuberi che l’azienda verosimilmente farà a fronte della situazione politica che si sta delineando al nostro orizzonte.
Per questi motivi, USB CONFERMA la sua posizione contraria a questo accordo.
Il problema non è il costo del lavoro ma la totale mancanza di politica industriale.