TIM ristorazione collettiva aziendale, in crisi un intero settore

ll loro futuro occupazionale è giunto sul tavolo Ministero del Lavoro.

La crisi Covid-19 e per il futuro l’utilizzo massiccio del lavoro agile sia nelle imprese private che nella pubblica amministrazione mettera a rischio migliaia di posti di lavoro.

Per questo nei giorni scorsi in occasione dell'incontro con il sottosegretario al lavoro Nisini abbiamo chiesto un intervento da parte del governo e Parlamento per scongiurare le conseguenze negative che potranno verificarsi.

 

Nazionale -

La situazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle mense “aziendali TIM” continua ad essere grave, non solo per effetto della pandemia ma anche per la chiusura delle sedi aziendali a seguito dell’utilizzo massiccio dello smart working.

È il caso delle circa 300 lavoratrici e lavoratori del servizio di ristorazione delle società ELIOR e CIRFOOD che forniscono il servizio nelle sedi di TIM del Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna a seguito del mancato rinnovo del contratto di appalto scaduto il 31 agosto 2020.

Quanto sta succedendo per il servizio di ristorazione in TIM non è che la punta dell’iceberg per tutti i lavoratori del settore, non solo, per effetto della pandemia ma anche per la chiusura delle sedi aziendali a seguito dell’applicazione del LAVORO AGILE anche per il futuro (post pandemia).

La logica conseguenza sarà la cancellazione di posti di lavoro principalmente sull’intero sistema economico dei servizi, dunque, la crisi del settore è destinata a durare ancora a lungo, con tutto quello che comporta di riflesso in termini occupazionali.

In prospettiva molte aziende, non solo TIM, stanno spingendo sul LAVORO AGILE e quindi di conseguenza i servizi di ristorazione collettiva o viene ridotta all’osso o chiusa del tutto, come USB Lavoro Privato non possiamo permetterci di aspettare, per farci cogliere impreparati, per questo abbiamo più volte chiesto unitamente con altre OO.SS. di base un confronto non con TIM ma soprattutto con le istituzioni.

Sul Lavoro Agile va aperta una profonda riflessione, in caso contrario si rischia, come effetto immediato, una perdita massiccia di posti di lavoro anche in termini di costi sociali, per questo abbiamo chiesto un intervento da parte del governo e Parlamento per scongiurare le conseguenze negative che potranno verificarsi.

Per questo, in occasione di un primo incontro interlocutorio al Ministero del Lavoro, abbiamo chiesto l’applicazione della clausola occupazionale prevista dal CCNL applicato (Turismo e Pubblici Esercizi) in materia di cambio appalto e ulteriori misure in termini di ammortizzatori sociali dedicati, per il tempo necessario, prima che tutto precipiti, lasciando centinaia di addetti, nell’80% dei casi donne con un’età media superiore ai 50 anni, a casa senza una prospettiva.

Certamente non aiuta e rasserena gli animi la decisione degli ultimi decreti fortemente auspicate da Confindustria, sullo sblocco dei licenziamenti e l’abolizione di buona parte della normativa del codice degli appalti, contenuta nel Decreto Semplificazioni, che dà la più ampia libertà alle imprese di peggiorare le condizioni salariali e lavorative.

Come abbiamo sempre sostenuto come USB Lavoro Privato rivendicammo un cambio di rotta come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, la definizione del salario minimo stabilito per legge che consentirebbe di evitare la catastrofe sociale che si prospetta con i licenziamenti.