TLC Rinnovo del CCNL Salario, orario e diritti
Oggi più che mai, quindi, la guerra che divampa nelle varie aree del mondo si declina sul fronte interno nella forma e nella dimensione della guerra ai salari: una guerra alle condizioni salariali, certo iniziata decenni fa, ma che oggi trae nuova linfa proprio dal clima bellico.
È questa la ragione per cui i due temi (il no alla guerra e la battaglia per il salario) sono legati in maniera inscindibile, ed è questa la ragione per cui oggi, più che mai, la stagione dei rinnovi contrattuali deve costituire una occasione di rottura con lo schema imposto dalle compatibilità subordinate alle logiche della guerra.
Per questo il prossimo 1° giugno USB sarà alla Manifestazione nazionale che si terrà a Roma a Piazza Vittorio dalle ore 14:30, con questa piattaforma rivendicativa e contro il governo della guerra, ponendo al centro il nesso esistente tra la partecipazione alla guerra e l'attacco sistematico al salario e alle condizioni sociali del paese.
Nonostante il CCNL sia scaduto da oltre un anno e mezzo, le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL e la delegazione delle aziende del settore, rappresentate da ASSTEL, lo scorso 25 marzo hanno pensato bene di prendersi un po' di tempo per dar vita a delle commissioni tematiche mirate principalmente ad una nuova classificazione del personale, per professionalità e competenze, nonché, aggiungiamo noi, per avere ulteriore flessibilità in funzione della produttività.
Questo rinnovo lascia fortemente perplessi, poiché sempre più subordinato alle nuove necessità e ai nuovi modelli di organizzazione del lavoro, conseguenti all’evoluzione tecnologica. In particolare, il ricorso massiccio all’IA, soprattutto nel settore dei call center, renderà ancora più critica la condizione salariale dei lavoratori e delle lavoratrici.
Emblematiche sono le dichiarazioni di ASSOCONTACT che vuole abbandonare il CCNL delle Telecomunicazioni a partire dal 1° agosto 2024, senza chiarire quale sarà il contratto nazionale che intende applicare.
A fronte dell’aumento vertiginoso del costo della vita dovuto a un’inflazione galoppante, legata principalmente al coinvolgimento del nostro paese nei vari teatri di guerra, dal conflitto ucraino con il rifinanziamento dell'invio di armi, all'appoggio al genocidio in Palestina, si sta delineando una vera e propria economia di guerra. Come USB crediamo che la risposta non possa ridursi ad un semplice “aumento-mancetta”, spacciandolo per la soluzione ad un problema strutturale.
È necessario invece un intervento concreto e immediato di aumento tabellare, capace di ristabilire dignità ed equità salariali. Per questo ribadiamo la necessità di lanciare una campagna di lotta per il salario che punti a:
- Incrementi in paga base di almeno 300 euro come recupero sul costo della vita;
- Riduzione a 32 ore di lavoro a settimana a parità di salario, per garantire la salvaguardia dell’occupazione;
- Ripristino di un meccanismo di indicizzazione automatica dei salari, non utilizzando l’attuale indice IPCA, in cui non si considerano gli effetti delle variazioni di prezzo dei beni energetici, bensì l’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (FOI) che si basa su un determinato paniere di beni e servizi che fanno riferimento ai consumi di una famiglia;
- Prevedere a ogni cambio d’appalto il passaggio automatico del rapporto di lavoro al nuovo datore di lavoro con conservazione di tutti i trattamenti economici e normativi;
- Salario minimo legale sui minimi tabellari di almeno 10 €uro l’ora e indicizzato all’inflazione.
Per questo il prossimo 1° giugno USB sarà alla Manifestazione nazionale che si terrà a Roma a Piazza Vittorio dalle ore 14:30, con questa piattaforma rivendicativa e contro il governo della guerra, ponendo al centro il nesso esistente tra la partecipazione alla guerra e l'attacco sistematico al salario e alle condizioni sociali del paese.