USB PROCLAMA LO SCIOPERO DI 32 ORE NEI CALL CENTER DEL SETTORE TLC

Roma -

Ad esclusione dei servizi sottoposti a 146 e coinvolti nell’emergenza sanitaria

Viviamo giorni difficili, i dati relativi alla diffusione del COVID-19 non sono certo incoraggianti, l’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia globale e, in risposta, l’Italia decretava il DPCM dell’11 marzo le cui disposizioni mal si coniugano con la reale preoccupazione di contagio nei luoghi di lavoro

Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha esplicitamente dichiarato di essersi trovato nella necessità di favorire una mediazione tra le esigenze sanitarie generali e le pressioni che gli venivano da Confindustria . Leggendo il DPCM dell’11 marzo è evidente che il Governo ha preferito ascoltare le Associazioni  Padronali  piuttosto che la salute dei lavoratori e il benessere generale. 

Nello specifico la nostra condizione di lavoratori delle telecomunicazioni in questi giorni è ancor più drammatica poiché il citato DPCM non prevede l’espressa chiusura delle strutture dei contact center. 

 In questo contesto si consuma l’ennesimo scippo di diritti ai danni dei lavoratori dei call center, notoriamente già flagellati da un sistema normativo e di tutele progressivamente sempre più precario. 

Nel  DPCM manca un indirizzo categorico che in via temporanea ed eccezionale imponga l’ utilizzo del lavoro agile, nonostante per patrimonio tecnico e vocazione questo può essere agevolmente attuato.  

In aggiunta bisogna sottolineare le condizioni critiche di lavoro che gli operatori stanno vivendo, costretti ad assembrarsiin luoghi di lavoro spesso privi di aerazione, in spazi lavorativi  inferiori al metro, senza dispositivi di protezione individuale, con scarse sanificazioni dei luoghi di lavoro,  in cui  la prestazione lavorativa consiste nel parlare. 

La popolazione dei Call Center è composta per lo più da lavoratrici,  che hanno in più il peso del lavoro di cura della famiglia e che oggi hanno il terrore di tornare a casa dai mariti, dai figli o genitori anziani col terrore di essere portatrici del virus. 

 

               Nel DPCM viene raccomandato l’uso de “le ferie e i congedi retribuiti per idipendenti nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva”,  facendo pagare l’emergenza sanitaria ai  lavoratori attraverso i loro istituti; mentre le compagnie fanno dividendi e continuano a sfruttare i lavoratori . 

 

Quello che chiediamo:

  • Utilizzo temporaneo ed eccezionale del lavoro agile per tutti i Call Center 
  • Utilizzo di strumenti atti a limitare il contagio all’interno dei locali aziendali e controlli dell’attuazione degli stessi.
  • Utilizzo degli ammortizzatori sociali con integrazione piena del salario

L’USB indice a far data dal 13 marzo un pacchetto di 32 ore di sciopero generale dei CALL CENTER, ad esclusione dei settori sottoposti alla legge 146  e ai servizi essenziali. 

Dal primo turno del 13 marzo sino all’ultimo turno utile al completamento delle 32 ore .

Tale pacchetto è rinnovabile e può essere aumentato oltre le 32 ore a livello territoriale e aziendale.