Sciopero Generale 20 giugno 2025
La lotta generale contro le spese di guerra significa anche lotta per il nostro contratto
Il contratto delle TLC è scaduto da due anni e mezzo e non si sa quando verrà rinnovato. A causa delle inique norme per i rinnovi contrattuali, sottoscritto da CGIL-CISL-UIL, nel migliore dei casi i rinnovi hanno portato finora ad aumenti sotto il 6%, spalmati nel triennio.
Non solo, tali norme prevedono che durante le trattative per i rinnovi contrattuali sia previsto un periodo di moratoria delle lotte sindacali.
I salari sono al palo: l’Italia è l’unico paese dell’area OCSE dove i salari reali, dal 1990, sono diminuiti di circa 3 punti: il prezzo che i lavoratori italiani hanno pagato per le politiche industriali fallimentari di Governi amici di padroni ingordi.
Quella dei salari è dunque la prima emergenza italiana.
L’OCSE prevede aumenti nominali del 2,5%, ancora inferiori a quelli di altri paesi, appena sufficienti a coprire l’inflazione prevista, 2%, previsione già superata se si tiene conto, ad esempio, della recente fiammata dei prezzi del gas e delle materie prime, dovuta anche ai venti di guerra, nonché alle solite speculazioni finanziarie.
Che c’entra dunque la lotta all’economia di guerra con il rinnovo del nostro contratto?
La vertiginosa impennata delle spese militari nel nostro paese porta a una perdita secca del 10% del potere di acquisto delle retribuzioni e il progressivo depauperamento dei servizi pubblici a partire dall’inesorabile decremento della spesa sanitaria che colloca il nostro paese al sedicesimo posto in Europa.
L’opposizione alla guerra e al coinvolgimento politico militare del nostro paese non è quindi solo la giusta opposizione etica alla barbarie e al massacro, ma è anche contrasto a un progetto che attacca le nostre condizioni di vita e mina alle fondamenta la funzione sociale delle politiche pubbliche.
Far levare anche nei luoghi di lavoro un No forte e chiaro alla guerra significa, quindi, lottare per rinnovi contrattuali veri, quelli non ancora sottoscritti e quelli già ipotecati con misere risorse per il prossimo triennio, e più in generale respingere un progetto che è destinato a cambiare radicalmente il volto del nostro paese.
Per costruire un futuro fatto di pace, di salari adeguati e benessere sociale,
per dire No allo Stato di guerra
Venerdì 20 giugno SCIOPERO GENERALE
Giornata intera
Sabato 21 giugno in CORTEO nazionale a Roma
Piazza Vittorio ore 14:00
Assieme a tutte le forze sindacali, sociali e politiche che condividano questo appello.