Telecomunicazioni, una crisi endemica

È del tutto evidente che la situazione del settore delle Telecomunicazioni sia tutt’altro che rosea, come dimostrato in questi mesi dall’avvio sempre più frequente di procedure di riduzione del personale, perfino da parte dei grandi gruppi delle TLC come Ericsson, Vodafone e BT Group, per non parlare delle molteplici aziende che vivono di commesse come fornitori e call center.

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La crisi si fa sempre più acuta ed è evidenziata non solo dal calo dei profitti, la cui causa non va imputata solo alla forte concorrenzialità sul taglio dei prezzi, sui servizi e sui prodotti sostitutivi, ma anche alla digitalizzazione, all’automazione e all’uso dell’intelligenza artificiale nei processi operativi e gestionali.

In un settore altamente tecnologico come le telecomunicazioni occorre prendere atto che il ricorso sempre più spinto alle nuove tecnologie per garantirsi l’egemonia presuppone che, dopo gli alti investimenti per potersi garantire quei pochi margini di profitto nel breve periodo, il tutto si ripercuoterà negativamente sui perimetri occupazionali.

Se in questi anni le aziende per garantirsi i margini di profitto hanno agito sul taglio del costo del lavoro, principalmente tramite gli ammortizzatori sociali e i percorsi di riconversione professionale, necessiteranno di un numero sempre minore di lavoratori per la manutenzione e la gestione sia dell’infrastrutture che dei servizi per tenere il passo con il ricorso sempre più spinto alle nuove tecnologie.

Una crisi sempre più endemica dove sarebbe il caso di proporre soluzioni "concrete e strutturali", adatte al nuovo mondo ormai dietro l'angolo dove tra automazione, robotica ed intelligenze artificiali, non sarà ovviamente più necessaria l'attuale forza lavoro.

Ormai non è più rinviabile un intervento strutturale e non solo nel settore delle TLC. Servono delle risposte concrete contro la disintegrazione di migliaia, se non milioni di posti di lavoro e non semplicemente limitarsi a rimandare l'agonia di qualche mese o anno, perdendo tempo prezioso. Tempo che sarebbe invece utile a ridisegnare una nuova società per non ritrovarci senza risposte quando saremo di fronte al burrone.

È finito il tempo della contrattazione per salvare temporaneamente qualche posto di lavoro, come destino ineluttabile. Occorre contrastare l’attuale deriva della solita retorica neoliberista per la difesa dell’enorme massa di lavoratori che perderanno il lavoro.

Non è più rinviabile un intervento concreto da parte del Governo da troppo tempo inerme con il suo silenzio assordante per affrontare, e risolvere, con interventi strutturali i problemi e la tutela di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Oggi il carovita, insieme al taglio delle spese sociali a favore dei profitti e delle armi per la guerra in Ucraina, rappresenta una minaccia esistenziale per i lavoratori. È ora di riaffermare il protagonismo del mondo del lavoro con una nuova stagione di lotte e conflitti per la riconquista di diritti inalienabili come un giusto salario, reddito sociale vero, case, sanità e scuola pubbliche.

Per questo USB scenderà in piazza il 26 maggio 2023 per chiedere una nuova politica per il settore TLC, per la salvaguardia e la gestione pubblica dell'infrastruttura della rete come asset strategico per l'intero Paese.

Aumento di 300 euro in paga base, salario minimo orario a 10 euro, reddito sociale per tutti.

USB Lavoro Privato - Telecomunicazioni