TIM: Piano Moving Roma
Sede di Via degli Estensi un chiaro esempio di fretta e approssimazione
Tra le sedi oggetto di “Moving” che TIM ha scelto per stipare centinaia di dipendenti in località disagiate, senza servizi e spesso in copresenza di interminabili lavori, è quella di via degli Estensi che rappresenta probabilmente meglio il fallimento del progetto Moving di Roma grazie a un mix di arrogante presunzione.
USB, fin dal trasferimento dei primi dipendenti nel maggio 2018, ha denunciato alle autorità competenti la mancanza di igiene nei locali adibiti alla refezione, la scarsa sicurezza degli ambienti di lavoro per la presenza di cantieri mal compartimentati, i forti dubbi sulle autorizzazioni concesse e, non ultimo, la pessima realizzazione degli impianti di illuminazione e di microclima degli open space.
A meno di un anno dal trasferimento nella sede-cantiere di via degli Estensi 88 di circa 600 lavoratori, la sede è in condizioni disastrose:
· I cornicioni mostrano coperture sbrecciate e rivestimenti pericolanti
· Non sono state completate le rifiniture delle uscite di sicurezza che presentano disvlivelli.
· Si notano in più punti cavi volanti.
· I guard rail e le ringhiere di delimitazione delle strade interne sono rotti o piegati in più punti.
· Rimangono plinti di impianti preesistenti, per di più lasciati all’abbandono con vecchie tubature ancora a vista.
Non dimenticando che, da quanto risulta dal nostro accesso agli atti, manca il permesso relativo ai locali mensa.
Ma il segnale più inquietante dei lavori eseguiti con approssimazione e fretta è forse il cedimento di gran parte delle grate di scolo presenti nell’area adibita a parcheggio auto (civico 86), solo alcune delle quali segnalate da semplici nastri colorati.
USB ha già provveduto a informare le RLS TIM, con l’invito alla opportuna e rapida verifica dei problemi segnalati e, in particolare, alla verifica dell’intera area del parcheggio.
In mancanza di una loro tempestiva risposta provvederemo a informare le autorità competenti.
Ci pare evidente che l’A.T.I. Sielte-ITF Group, che ha curato i lavori, abbia lavorato in fretta e male.
Ci chiediamo quali costi aggiuntivi, che ricadranno direttamente sulle spalle dei dipendenti, TIM dovrà sostenere per far risistemare la sede, oltre il costo iniziale dei lavori e l’affitto alla proprietà che, dagli atti ai quali abbiamo avuto accesso, non è TIM ma risulta essere la Central Sicaf S.p.A., società creata pochi mesi prima del trasferimento, proprio per gestire gli immobili locati a TIM.
Se TIM persevera nel lasciare i lavoratori in condizioni di lavoro a dir poco precarie e preoccupanti,
USB non si stancherà mai di denunciare tale situazione alle autorità competenti.
I lavoratori hanno il DIRITTO di ottenere luoghi
di lavoro confortevoli e, soprattutto, sicuri.