TIM: “un piano industriale” poco credibile
Nonostante i quattordici anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali, coadiuvati da piani industriali fallimentari che avrebbero dovuto contribuire al rilancio, in questi giorni nel corso delle trattative con il coordinamento nazionale delle RSU, si è arrivati con una arroganza aziendale senza pari, a proposte irricevibili.
Proposte che annunciano l’ennesima riduzione oraria e delle modalità di fruizione del Lavoro Agile, taglio del welfare, decurtazione del premio di risultato, persino l’eliminazione delle agevolazioni ai dipendenti sui servizi, i quali colpiscono ancora una volta i salari rimasti fermi da anni, senza contare l'inflazione.
Tale odioso ricatto ha l’unico scopo di sottomettere la controparte alla sottoscrizione di una nuova solidarietà, sottoponendo i lavoratori a nuovi sacrifici in continuità con quelli già imposti negli ultimi 14 anni.
Tutto e sempre sulle spalle dei lavoratori, con i sindacati “più rappresentativi”, in realtà autoreferenziali, pronti a propinarci le solite ricette, come la concertazione, che ad analizzare bene vale solo se l’azienda è disposta a concederla.
Con il risultato che da 20 anni a questa parte hanno costantemente, con un presunto “senso di responsabilità”, ceduto terreno per connivenza o incapacità e ora i lavoratori sono con le spalle al muro.
Siamo all'epilogo del declino di TIM che iniziò con l'avvio delle privatizzazioni delle imprese pubbliche date in pasto agli speculatori, il cui risultato è sotto gli occhi di tutti.
Oggi per fare cassa, si separa la rete dai servizi, scelta in Europa fatta solo da Tim, con taglio dei salari e dei posti di lavoro innanzitutto nell' indotto e nel medio periodo anche sui dipendenti TIM, il tutto sotto il silenzio complice dei vari governi.
Non siamo solo noi a dire che questa separazione non ha le gambe per far rinascere TIM ma semmai a distruggerla definitivamente: è il mercato stesso che, dopo le dichiarazioni dell’AD Labriola, ha sfiduciato la credibilità di questo piano.
Come ha detto Labriola? Free to run? Ci verrebbe da dire piuttosto Free to ruin, liberi di rovinare.
Respingiamo con forza l'aut aut del CEO e della direzione di TIM, primi responsabili dell'attuale situazione e sostenitori di uno scorporo fallimentare, è tempo di difendere posti di lavoro, salario e futuro dell'infrastruttura TLC che deve rimanere una e deve tornare ad essere pubblica.
Come USB abbiamo avviato le procedure per una mobilitazione per l’intero settore delle TLC, di cui TIM è il punto nevralgico, convinti che il problema sia politico e vada risolto nelle sedi istituzionali.