TIM Industria 4.0 I nuovi orizzonti dello sfruttamento
L’ultimo assetto organizzativo TIM della funzione Marketing Consumer prevede che a un gruppo di lavoratori venga assegnato un obiettivo da raggiungere in un dato tempo. Siamo convinti che questo metodo si tradurrà per i lavoratori in un aumento delle ore giornaliere lavorate e non pagate come lavoro extra.
Una sorta di “amazonizzazione” nelle telecomunicazioni.
Quello che sembra a molti un modo moderno, efficiente e concorrenziale di lavorare, nasconde oltre lo sfruttamento anche espulsione di manodopera.
Già dalle prime testimonianze da noi raccolte tra i lavoratori infatti, emerge che il nuovo perimetro del Marketing lascia fuori circa un centinaio di lavoratori, ai quali l’azienda non ha avuto neanche l’educazione di comunicare la loro esclusione, né tantomeno la destinazione successiva.
Ci sembra quindi che l’azienda persegua il duplice scopo di ottenere in modo più efficiente risultati con meno persone e al contempo produrre personale da adibire ad attività reinternalizzate a bassa professionalità, come già accaduto in altre internalizzazioni precedenti.
È facilmente intuibile che per le aziende risulta impossibile non utilizzare le nuove tecnologie e i nuovi strumenti di produzione, come la digitalizzazione e l’automazione, in particolare per il mondo dell’ICT (Telecomunicazioni/Informatica), per ridurre i costi e le spese di produzione.
La transizione verso le frontiere più avanzate della tecnologia è strategica per stare al passo coi tempi e generare valore.
Le imprese sono ovviamente “entusiaste”, perché vedono la possibilità di ottenere profitti maggiori con un numero inferiore di dipendenti; al contrario, per i lavoratori la crescente automazione inciderà profondamente sulla trasformazione del lavoro, con la logica conseguenza della cancellazione di posti di lavoro, contrariamente a quanto si pensava agli albori delle innovazioni tecnologiche, cioè un mondo di gente “liberata” dal lavoro per guadagnare tempi di vita.
L’evoluzione tecnologica in atto (Industria e impresa 4.0), si rifletterà in maniera travolgente sull’organizzazione e la qualità del lavoro sempre più scarsamente remunerato, sfuggendo a qualsiasi controllo, visto che spingerà l’azienda a richiedere maggiore “produttività, efficienza e competitività”, imponendo ritmi di lavoro più alti e una maggiore intensità di lavoro.
Per noi di USB è chiaro come la digitalizzazione impatti sul lavoro in termini di occupazione e salario, per questo riteniamo urgente intervenire per la salvaguardia della dignità del lavoro e della qualità della vita lavorativa rilanciando le proposte di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
La schiavitù tecnologica è qui.
La soluzione è sempre la stessa:
“Lavorare meno lavorare tutti a parità di salario”