TLC COVID-19 Spiragli per una nuova politica industriale per le Tlc ?

L’emergenza coronavirus, o meglio la lotta al contagio, è la cartina di tornasole del modello di società che un paese si è scelto, perchè ci fa vedere che se prevale la logica della solidarietà, si mette “in discussione l’efficacia del sistema capitalistico e del cosiddetto libero mercato” nel regolare aspetti essenziali della società ovvero l’egoismo di chi si sente superiore a tutto e a tutti.

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In termini assoluti in questi giorni, in piena emergenza COVID-19, come prevedibile si è registrato un aumento del traffico dati, con relativo calo delle prestazioni generali sulla connessione domestica, ma soprattutto su quella mobile; infatti, la quantità di informazioni è talmente alta che le compagnie di tlc si sono attivate per gestire i picchi con un ampliamento fisico della capacità della rete di trasporto/core in modo da garantire che anche con un traffico più consistente non ci siano problemi di rallentamento.

Proprio con l’approvazione del Decreto-legge “Cura Italia” (articolo 82), sono scattati gli obblighi a carico degli operatori tlc, fino al 30 giugno, per garantire la piena efficienza del servizio di telefonia e di connessione web, in primis per i settori come quello sanitario, ritenuti “prioritari dall’unità di emergenza della Presidenza del Consiglio o dalle unità di crisi regionali”.

La crescita dei consumi dei servizi internet e del traffico che si sta registrando nelle ultime settimane, è dovuta principalmente all’adozione da parte delle principali aziende, ministeri e uffici pubblici del paese del “lavoro agile”, delle lezioni on-line (e-learning) da parte della “scuola” e soprattutto al traffico dati a sostegno dei “servizi di emergenza” nella lotta al virus.

In tutto questo è cresciuto il ruolo dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, AGCOM, come previsto nell’articolo 79 del Decreto-legge Cura Italia che ha approvato un primo pacchetto di misure rivolte agli operatori del settore, “finalizzati a far fronte alla crescita dei consumi dei servizi e del traffico”, ritenuti prioritari dall’unità di emergenza della Presidenza del Consiglio, come:

  • il potenziamento e la sicurezza di reti e servizi di Tlc;
  • la protezione e la facilitazione all’uso di servizi digitali da parte dei consumatori;
  • il possibile uso dei Big data e della promozione di meccanismi di autoregolamentazione da parte delle piattaforme on-line.

Nonostante l’emergenza, il dio mercato la fa da padrone. Tra le righe del Decreto-Legge si dichiara che l’Autorità può derogare alle condizioni di regolamentazione per facilitare la gestione dell’emergenza “assicurando la concorrenza nei mercati delle infrastrutture e dei servizi”; prontamente l’AGCOM ha previsto misure per il miglioramento delle condizioni di offerta dei servizi di rete da parte di TIM come:

  • la riduzione dei costi unitari della fibra TIM ai concorrenti wholesale;
  • massimo impegno alla fornitura accelerata degli apparati di trasporto necessari per l’aumento di banda;
  • trasloco a livello Wholesale di eventuali sconti nei contributi una tantum a livello retail al fine di azzerare i costi a carico dei consumatori, mantenendo al tempo stesso opportuni margini per i concorrenti.

Ci domandiamo in questo momento come si possa coniugare il libero mercato con l’interesse della collettività.

AGCOM nel garantire il profitto del libero mercato, obbliga TIM a mettere a disposizione le proprie infrastrutture su tutto il territorio nazionale, rispondendo alle richieste dei consumatori senza discriminare le tecnologie e le aree geografiche del paese.

Dall’altro canto con quali investimenti si potranno “potenziare le infrastrutture per assicurare la fornitura di servizi di comunicazione” e assicurare la concorrenza nei mercati delle infrastrutture e dei servizi” con “ogni sforzo necessario per contribuire alla gestione e superamento dello stato di emergenza”?

Di certo la crisi emergenziale ha dimostrato come oggi la Fibra Ottica nelle aree a fallimento di mercato (Digital divide) sarebbe la sola in grado di garantire prestazioni accettabili per la trasmissione di contenuti in streaming, per le riunioni video e per le lezioni on line nelle scuole secondarie e università in questi giorni.

In molti in questi giorni hanno già riscontrato rallentamenti e colli di bottiglia anche con un buon servizio internet su rame (ADSL) e su rete mobile con una velocità effettiva molto vicina a quella massima dichiarata e quindi è naturale chiedersi se l’infrastruttura italiana e internazionale possano reggere.

Per questo motivo, per noi di USB, gli interventi devono rivolgersi a tutto il territorio nazionale e non concentrarsi su segmenti di clientela o aree specifiche seguendo le logiche di mercato. Al contrario, il potenziamento della rete è mirato anche a ridurre il divario digitale per contrastare gli effetti economici dell’epidemia e di accelerare l’innovazione e la penetrazione di servizi di telecomunicazione in Italia.

Tutte le misure che dovranno essere intraprese nel settore devono essere mirate a sostenere il territorio e la popolazione e non il mercato.

Di certo in questo quadro emergenziale non si può decontestualizzare l’evidente strategicità delle TLC, come spina dorsale del funzionamento del sistema paese, proprio per questo ci auguriamo che la futura svolta digitale (Industria 4.0), venga affrontata con i tempi e i modi necessari ad inquadrarla correttamente, che non sono quelli dettati dalla risposta ad un’emergenza sanitaria.

Inoltre, contro una resa incondizionata ai meccanismi perversi di quella che è stata definita “globalizzazione”, delle privatizzazioni e dei processi dirompenti di finanziarizzazione dell’economia, Il controllo e il potenziamento delle infrastrutture e degli impianti delle ICT saranno sempre di più fondamentali in termini di sicurezza nazionale.

Convinti che saremo in grado di produrre i vaccini per sconfiggere il COVID-19, sarebbe anche altrettanto auspicabile la produzione di vaccini che permettano di rivitalizzare l’idea dell’importanza delle telecomunicazioni come servizio pubblico essenziale e strategico.

È tempo di riportare l’infrastruttura delle TLC di TIM in mani pubbliche per una gestione che garantisca l’interesse generale, la democrazia nella rete e l’indipendenza della politica industriale.

I servizi di telecomunicazioni sono un servizio essenziale per il sistema Paese